Molti aspetti della vecchiaia non sono gradevoli. Ma la vecchiaia è l'approdo di un processo naturale e andrebbe vissuta come un bel risultato. La società è, invece, organizzata in modo utilitaristico e trasforma la vecchiaia in una condizione di marginalità e di esclusione. Senza i vecchi non c'è memoria e non c'è saggezza!
Il tempo è inafferrabile dal nostro intelletto, mentre sul piano pratico è semplicissimo: con il tempo che passa facciamo i conti in ogni momento della nostra giornata. Interrogarsi sul tempo è quindi una perdita di tempo. E sciupare il tempo è proprio una delle cose peggiori che si possano fare, poiché la vita è tempo.
Siamo molto presi dal confronto con gli altri, dal paragone con chi ci è affianco. Così ci curiamo poco della nostra vera natura. Anzi, spesso dobbiamo sacrificare proprio la verità di noi stessi, magari per conquistare un obbiettivo che in fondo ci appartiene poco. Invece, ogni strada di saggezza parte dalla verità interiore e ad essa conduce.
Se una scelta si rivela inconcludente, malgrado sforzi e dedizione, allora è possibile che la strada intrapresa sia sbagliata. E non è facile ammettere di essere da mesi se non da anni su una strada errata. Eppure, piuttosto che percorrere un altro tratto verso il nulla, meglio ricominciare da capo sul percorso giusto.
La soluzione più semplice può rivelarsi la più efficace. Ma noi pensiamo sempre che l'uscita dai problemi esistenziali debba essere complicata e tormentosa. E perciò non compiamo un banale passo (magari di lato) perché ci sembra assurdo che esso sia la risposta a una situazione pesante e angosciosa. Invece lo è!
Leviamoci dalla testa che il bene sia retribuito col bene. Nella migliore delle ipotesi, non succede nulla. Nella peggiore, viene ripagato col male. Comunque non si fa il bene per ricevere bene. E il punto qui è che spesso vogliamo fare il bene ma lo facciamo male. Fare male il bene equivale a fare male (sia pur con buone intenzioni)....
Ci disperiamo quando veniamo traditi. Ci sentiamo sminuiti, mortificati, annullati. Ma il problema è di chi ha tradito. Tuttalpiù potremmo chiederci se abbiamo contribuito a determinare il tradimento comportandoci male, ma il tradimento resta una questione di chi lo compie (della sua coscienza, dei suoi valori, della sua moralità).
Fidarsi è difficile. Siamo colmi di sospetti e diffidenze. Tuttavia, c'è bisogno di accordare fiducia. Per questo il cuore (nel senso di intuito profondo, sesto senso, sensibilità emotiva) può essere un punto di riferimento. Non è una garanzia, ma può guidarci e trasportarci. Se poi saremo smentiti, almeno avremo fatto qualcosa "di cuore"!
Chi di noi non vuol conoscere sé stesso? Ma quanti sono pronti al dialogo interiore fra tutte le istanze e le componenti del sé? Credere che il sé sia un unicum è il primo passo falso sulla strada della conoscenza di sé. Dentro di noi c'è un piccolo popolo di anime, di personalità e di posizioni, spesso divergenti...
Quando diciamo che nessuno ci capisce alludiamo a qualche mancanza negli altri piuttosto che in noi stessi. Implicitamente lamentiamo anche una solitudine in cui gli altri ci confinano. Talvolta, invece, potremmo chiederci se l'incomprensione non derivi da nostri atteggiamenti che allontanano gli altri e li dispongono male verso di noi.
Abbiamo dentro di noi una quantità di istanze differenti. Un problema umano è proprio la varietà e frammentazione di diverse nature che convivono nel medesimo corpo. Un problema che può essere anche ricchezza, dialettica interiore, imprevedibilità di noi stessi rispetto a noi stessi. In questa situazione è davvero difficile sentirsi soli.
Se le ferite non lasciassero traccia potremmo dimenticare ciò che le ha causate. Se le cicatrici si rimarginassero non avremmo l'utile monito a non ripetere l'errore che le provocò. Allo stesso modo, non crucciamoci dei nostri traumi esistenziali, poiché anch'essi servono a evitare ricadute (e non a paralizzarci ostacolandoci la vita).